La nuova Via della Seta di Xi Jinping
Moriremo Cinesi? scrive Federico Rampini nel suo libro “Le linee rosse”.
Una giusta provocazione in quanto, la crescita della Cina potrebbe rivelarsi ben più importante nel mondo rispetto al terrorismo islamico o all’espansionismo russo.
Da quando nel 1979 Deng Xiaoping disse che “arricchirsi è glorioso” decretando di fatto la fine dell’economia maoista, il popolo cinese si è messo d’impegno e l’economia della Cina ha iniziato a crescere in modo esponenziale.
Ma la vera svolta sta avvenendo solo ai giorni nostri grazie alla nuova Via Della Seta proposta o imposta dalla Cina al Mondo. Questo progetto si chiama “One Belt and Road Initiative”. Così è chiamato il progetto infrastrutturale di Xi Jinping che vuole unire Asia, Europa, Medio Oriente e Africa, e può essere considerato la trave portante della globalizzazione su modello cinese
Indubbiamente, in Cina e non solo, questa iniziativa ha già creato migliaia di posti di lavoro, coinvolgendo più di 60 paesi. Questo progetto rappresenta un investimento in infrastrutture. Infatti si sviluppa mediante ferrovie merci, porti, oleodotti e reti elettriche, abbracciando l’Oceano Indiano e il Mediterraneo, il Sudest asiatico e la Mitteleuropa.
L’Italia è un tassello fondamentale: lo ha ribadito l’ambasciatore cinese in Italia Li Ruiyu in un’intervista: “L’Italia e la Cina sono rispettivamente il punto di partenza e quello di arrivo dell’antica Via della Seta”.
Sicuramente per le imprese italiane rappresenta un’ottima occasione di crescita, ma bisogna fare attenzione.
Xi Jinping vuole rassicurarci e dipinge la Cina come un potenza benevola. Il suo modello è la Via della Seta: una grande arteria commerciale capace di generare ricchezza in tutto il suo percorso.
La Via della Seta
ricorda a noi Italiani un insieme di rotte commerciali che congiungevano il Mediterraneo con l’Asia Centrale e poi con l’Estremo Oriente, dai tempi degli antichi Greci fino al Rinascimento. Che è poi la strada percorsa da Marco Polo e descritta nel suo “Milione”
Questo modello voluto dalla Cina vorrebbe essere il sostituto del modello di globalizzazione Americano nel mondo.
È un modello di globalizzazione che incontra molte resistenze in Occidente. Infatti si moltiplica il numero di coloro che sono in disaccordo con tale processo e di coloro che auspicano un ritorno dei nazionalismi. Infatti è ancora storia recente la vittoria di BREXIT al referendum. Senza contare che Trump ha stracciato il TPP che doveva rappresentare l’accordo di liberalizzazioni degli scambi tra Asia e Pacifico. Non solo, anche il trattato TTIP che avrebbe dovuto regolare gli accordi tra USA e UE è finito su un binario morto. E la colpa non è solo di Trump, ma anche degli Europei che ora non lo vogliono più.